In preda al delirio di onnipotenza (purtroppo per noi, da quel giorno i suoi sfoghi non ci hanno più abbandonato), Fabio Caressa nel presentare la finale mondiale aveva esclamato: "Questi sono i 90 minuti più importanti della nostra vita". Ecco, siamo certi, che negli spogliatoi, quando si ultimano i preparativi prepartita, molti allenatori avranno ripetuto questa frase ai propri giocatori. Lo avranno fatto De Romanis, coadiuvato dal ds Borri e dal presidente Faldoni, e Machetti. Mulatto avrà ripreso il senso di quelle parole, preferendo però usare il testo delle sue amate pellicole epiche. Bonelli agli spogliatoi avrà preferito una tavola, e tra un goccio e un altro, avrà raccontato la storia delle fogne e rimarcato che, in caso di sconfitta, si sarebbe trattato di uno smacco troppo grande da subire per lo storico blasone della squadra. Anche Cenni e Monciatti non si saranno tirati indietro e ognuno di loro, a suo modo, avrà ribadito il concetto caressiano.
Le parole però quando si scende in campo, lasciano spesso il tempo che trovano. I discorsi sono schiacciati tra un dribbling e una prodezza, e solo con qualità e quantita, si viene fuori dal guado. E non è un caso che i Tiranni ci siano riusciti. Per un gioco diabolico del destino, nell'ultima giornata erano opposti a Leanderlecht, ultimo e fuori dai giochi. Poteva sembrare una classica scampagnata, ma il terreno si è trasformato presto in una palude. La capolista, arrivata in fondo a ranghi ridottissimi, non ce l'ha fatta a uscire indenne. Le sarebbe bastato un pareggio, ma niente. A pochi minuti dal termine della stagione regolare, l'autobus dei tiranni aveva già imboccato la strada dello spareggio. Destinazione certa, se l'aiuto divino, materializzatosi con le sembianze di Vucinic, non avesse intralciato la rimonta di Mulatto. D'altronde, non si diventa Campioni per caso. Certo contano la qualità, ma anche uno sguardo della dea bendata non guasta. La stessa che ha fatto carambolare la sfera calciata da Quagliarella sulla traversa. Pochi metri più giù e, prima di parlare di fogne, per Stravinski ci sarebbe stata un'ultima prova d'appello: lo spareggio contro Daglialguelfo. Invece, i rivali di Bonelli sono qui a godere della sua retrocessione. Una data a suo modo storica. Insomma, i miracoli tanto attesi non ci sono stati. O almeno, la vittoria dell'ultima contro la prima è un miracolo, ma da solo non è stato sufficiente a regalarci un ribaltone. Chi era davanti, è ancora davanti. Ma per fortuna non è finita qui.
Dopo la sosta ai box, guarnita da ritocchi più o meno importanti, si riparte per la seconda fase. Non ci saranno più Leanderlecht, Tamigi e Stravinski Stravoski (crediamo che in questo momento rinneghino con rabbia il fondamento decubertiamo dell'importanza del partecipare), e anche Gb Tiranno, destinato a un periodo di riposo prima della sfida conclusiva. Ci saranno però otto squadre agguerritissime, con Ganascia prima testa di serie. Inutile fare pronostici (nella passata stagione non ne indovinammo uno), perchè ogni partita fa storia a sè. Prima che la palla rotoli di nuovo, questo è il momento perfetto per tirare fuori il Caressa che è in noi.